I giovani non hanno voglia di lavorare e hanno ragione da vendere

In un mondo che sembra andare sempre peggio dal punto di vista dell’economia, la generazione dei giovani si trova ad affrontare sfide senza precedenti.

Forse uno dei miei articoli preferiti di tutti i tempi, pubblicato (in inglese) sul The Huffington Post col titolo “Millennials Are Screwed” esplora le difficoltà economiche che i millennials stanno affrontando, dichiarandolo chiaro e tondo: i giovani d’oggi sono fot*uti.

I giovani d'oggi navigano in un mare di sfide economiche
I giovani d’oggi navigano in un mare di sfide economiche

La situazione attuale

I giovani di oggi vivono in un’epoca in cui i salari sono stagnati e interi settori sono crollati, mentre il costo dell’educazione, dell’alloggio e dell’assistenza sanitaria è in costante aumento. Questo ha portato molti a vivere con i loro genitori più a lungo e a ritardare il matrimonio, l’acquisto di case e l’avere figli.

I millennials sono destinati a diventare la prima generazione a guadagnare meno di quella precedente.

Secondo uno studio del Resolution Foundation, i millennials hanno guadagnato €9,360 meno nei loro 20 anni rispetto alla Generazione X.

Questo è in gran parte dovuto alla stagnazione dei salari e alla mancanza di opportunità di lavoro stabili.

Molti millennials non hanno avuto un lavoro stabile per molto tempo, il che ha portato a una mancanza di sicurezza finanziaria e a una maggiore incertezza sul futuro.

E questi studi sono svolti sulla base di paesi con un mercato di lavoro di gran lunga più stabile rispetto a quello italiano, dove la situazione è ancora peggiore.

I giovani ritardano l'acquisto di una casa, il matrimonio e l'avere figli
Motivi prettamente economici portano i giovani a rimandare l’acquisto di una casa, il matrimonio e l’avere figli

Si torna a vivere con mamma e papà

Il fenomeno dei “mammoni” una volta era tipicamente italiano, ma ad oggi anche all’estero sta diventando la norma che i giovani continuino a vivere coi loro genitori una volta finito il liceo.

Il motivo è chiaramente di natura economica: i giovani di oggi spendono €51,480 in più in affitto prima dei 30 anni rispetto alla generazione precedente.

Questo è dovuto all’aumento dei costi dell’abitazione, che ha reso sempre più difficile per i giovani permettersi di vivere da soli.

L’affitto di molti millennials consuma quasi la metà del loro reddito, lasciando poco spazio per risparmi o spese discrezionali.


Mettere su famiglia? Ma anche no

Non solo i giovani non vogliono più lavorare, ma non “vogliono” neanche sposarsi, comprare casa, e avere figli.

Infatti, i millennial tendono a ritardare questi traguardi di vita più a lungo rispetto a qualsiasi generazione precedente.

Questo ritardo è in gran parte dovuto alle difficoltà economiche che stanno affrontando. Molti millennials semplicemente non possono permettersi di raggiungere queste pietre miliari a causa della loro situazione finanziaria precaria.

Un articolo dal titolo allo stesso tempo triste e divertente, datato 2016, si domanda: Ma i giovani mangiano?

Perché a quanto pare il nostro stile di vita “strampalato” prevede che spendiamo di meno sia in alimentari che per mangiar fuori. O forse, semplicemente, non possiamo permetterci nell’uno nell’altro…

Do Millennials Even Eat Food?
Do Millennials Even Eat Food?

E pensare che nel 2016 il costo della vita era di gran lunga inferiore ad oggi, e che continua ad aumentare a dismisura con ogni nuovo anno di pandemie, guerre e catastrofi varie.

Gli stipendi sono stagnati e interi settori sono crollati. Allo stesso tempo, il costo di ogni prerequisito di un’esistenza sicura – istruzione, alloggio e assistenza sanitaria – è inflazionato nella stratosfera.

Questi fattori hanno creato un ambiente economico estremamente difficile per chiunque, ma in particolar modo per chi è cresciuto in una situazione in cui l’economia era già in crisi, e che non si è andata mai a riprendere nel corso degli anni.


Insomma, perché i giovani non vogliono lavorare?

Se la situazione di precarietà economica generale non fosse già un motivo sufficiente per schifare il mondo del lavoro, si aggiunga il fatto che il sistema lavorativo attuale è antiquato e obsoleto.

La vita d’ufficio standard si basa ancora sull’ideologia patriarcale dell’uomo che lavora 40 ore a settimana (o più) per portare il pane a casa mentre la donna bada alla casa e ai figli. Con la differenza che un solo stipendio non basta a sfamare una famiglia.

Anche facendosi la schiena a pezzi, l’attuale situazione economica non permette di risparmiare per acquistare ad esempio una casa.

E se i datori di lavoro i lamentano, è perché non sono aperti al cambiamento.

Quando il proprio datore di lavoro è restio ad aumentare lo stipendio dei propri dipendenti, ridurne le ore di lavoro, o permettere il lavoro da remoto, allora si crea uno sbilanciamento nella tanto agognata work-life balance.

Non è un caso che negli ultimi anni si siano susseguiti due fenomeni: quello della great resignation e la nascita di un vero e proprio boom delle carriere “alternative” come quella dei content creator e delle aspiranti Chiara Ferragni.

Perché sudare per fare guadagnare soldi al mio capo, se al giorno d’oggi posso diventare imprenditore di me stesso col mio telefonino?

Forse il problema non è tanto che i giovani non vogliano lavorare, ma più quello che non vogliono farsi sfruttare.


Lavoro flessibile, carriere creative ed equilibrio tra lavoro e vita privata: è questo che chiedono i giovani i lavoratori
Lavoro flessibile, carriere creative ed equilibrio tra lavoro e vita privata: è questo che chiedono i giovani i lavoratori

In un mondo in cui i giovani vengono ridicolizzati per le loro scelte di vita, come spendere soldi per avocado toast invece di risparmiare per una casa, è ora di smettere di ignorare le sfide economiche reali e significative che affrontano.

Non si tratta solo di una questione di “voglia di lavorare”, ma di un sistema economico che ha reso difficile per loro raggiungere gli stessi traguardi delle generazioni precedenti.

Quindi, se i giovani sembrano non avere voglia di lavorare, forse tutto sommato hanno ragione.

Forse è arrivato il momento di riconsiderare non solo come valutiamo il successo e il valore del lavoro, ma anche come creiamo un sistema economico che supporta tutti, non solo quelli al top.

E se questo significa rompere con le convenzioni, sfidare lo status quo e mangiare toast con avocado lungo il percorso, allora così sia.

Lascia un commento